Il 17 Gennaio di ogni anno si festeggia Sant’Antonio Abate cui, da tempi immemorabili, viene attribuita la prerogativa, nata in Germania, di essere il protettore degli animali domestici.
Nella nostra Bassa, per tradizione, viene chiamato Sant’Antonio del Porsèo, in quanto raffigurato con un maialino che reca al collo una campanella, come del resto si può vedere raffigurato nella Chiesetta di Sant’Antonio a Montagnana.
Si narra che, nella notte del 17 Gennaio, gli animali “parlassero”, ragion per cui i contadini se ne stavano alla larga, essendo di cattivo auspicio udire le loro “conversazioni”.
Tutti gli animali domestici erano sottoposti a benedizione per il loro auspicato benessere, anche e soprattutto i maiali che dovevano però essere “sacrificati” e servire al sostentamento del popolo e degli ammalati.
Da qui nasce la tradizione di festeggiare Sant’Antonio Abate consumando prodotti trasformati di carne derivante dai suini del territorio macellati a partire dal 25 Novembre, giorno di Santa Caterina.
Anche la nostra azienda che, negli anni ’20 e ‘30 del secolo scorso produceva ancora tutte le tipologie dei salumi della tradizione veneta, in questo periodo particolarmente impegnativo si avvaleva di personale specializzato, i cosiddetti “mazzini”, provenienti appositamente dalle valli del Trentino, come ci testimonia la foto che li ritrae assieme ad alcuni dipendenti a tempo indeterminato.
In questi giorni di discreto freddo ci sovviene del nonno Attilio Fontana, che annotava giornalmente e scrupolosamente le temperature per regolarsi nella lavorazione delle carni, e che ci raccontava della sua preoccupazione, nel gennaio del 1929, perché il termometro rasentava pericolosamente i 20 gradi sottozero.